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Philip Morris Italia: “Così sosteniamo il tabacco italiano”

Roma – Una partnership strategica da 80 milioni di euro all’anno con un obiettivo di collaborazione fino al 2020 e un potenziale investimento complessivo fino a circa 500 milioni di euro per l’acquisto di tabacco coltivato in Italia. È l’intesa tra Philip Morris Italia – affiliata italiana di Philip Morris International Inc. (PMI) – e il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e forestali (MIPAAF), di cui il ministro Maurizio Martina e l’ad di Philip Morris Italia Eugenio Sidoli hanno firmato l’estensione annuale. L’ad di Philip Morris Italia ha spiegato così un modello di collaborazione che punta tutto sulla sostenibilità:


“L’accordo di lungo termine è chiave, il fatto che la durata sia medio lunga è molto importante: lo è per noi, perché ci dà prevedibilità per i prossimi cinque-sei anni e quindi lo facciamo anche nel nostro interesse; ma se lo si guarda dal punto di vista di chi l’accordo lo riceve come un servizio, il ministero in particolare, è altrettanto importante, perché un’azienda agricola piccola che magari non ha le risorse di una grande impresa per poter pianificare a 10 anni lo fa solo se ha delle certezze”.


“E le certezze che noi offriamo a questi agricoltori sono sul fronte del quantitativo che acquistiamo. Non c’è nessuno che è garantito: gli agricoltori che hanno la possibilità di avvantaggiarsi di questo accordo sono quelli che lavorano all’interno del protocollo che abbiamo sottoscritto che chiede all’agricoltore una serie di investimenti: sulla qualità del lavoro, sulla qualità del prodotto e sulle pratiche”.


“Tutti temi di conformità che per noi sono importanti, inclusi quelli sul lavoro, la tipologia di lavoro, il trattamento dei dipendenti all’interno delle imprese agricole, l’utilizzo delle macchine, cioè tutto ciò che fa un’azienda eccellente e che può servire la mia azienda che noi riteniano abbia fissato parametri tutti raggiungibili molto motivanti e premiati anche attraverso un sistema dei prezzi che premia la qualità e il merito invece che il quantitativo e i volumi garantiti”.