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Per i rifiuti, una rete di termovalorizzatori nelle grandi città

Roma – Mentre l’emergenza rifiuti resta alta a Roma, c’è chi pensa a una rete di termovalorizzatori nel Belpaese, da costruire nelle grandi città, che potrebbe risolvere la costante emergenza superando l’antico principio di autosufficienza territoriale. A sostenere questa tesi è Antonio Massarutto, economista italiano, autore di “I rifiuti. Come e perché sono diventati un problema” (il Mulino, 2009), intervistato telefonicamente da Askanews.


Attualmente i termovalorizzatori in Italia – dice Massarutto – si trovano in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e a Napoli, il tanto contestato termovalorizzatore di Acerra, un esempio – dice – virtuosissimo.


“Diamo per scontato il cosiddetto principio di autosufficienza, secondo il quale ogni ambito territoriale dovrebbe gestire i suoi rifiuti da solo.


Questo è un principio che si va indebolendo sempre di più perché ci si sta rendendo conto che il recupero dei rifiuti è un’attività industriale con economie di scala molto grandi, che presuppone reti di scambio e di circolazione dei materiali ben oltre l’ambito territoriale comunale o intercomunale, quindi non ci vedo niente di strano in un futuro in cui avremo impianti di incenerimento in Italia dovunque situati non mi interessa che gestiranno i rifiuti di tutti senza badare all’origine.


“Dico però che i luoghi più propizi per realizzare queste cose sono in prossimità delle grandi aree urbane, perché lì ci sono i rifiuti minimizziamo i costi di trasporto. In tutta Europa gli impianti di termovalorizzazione si fanno in centro città”, ha affermato l’economista. “Un esempio virtuoso è proprio il caso di Napoli di Acerra, nonostante le polemiche che lo hanno preceduto, oggi funziona come un orologio”.


Sul piano rifiuti presentato dalla sindaca di Roma Virginia Raggi, Massarutto si dice scettico: “Non voglio darmi per vinto in partenza, voglio dare credito a chi sta mettendo in campo questo piano che ci metterà tutte le energie e cercherà di farlo nel migliore modo possibile, tuttavia io al 2021 il 65% di riciclo sinceramente faccio un po’ di fatica a immaginarmelo a Roma. Quindi per tornare alla domanda iniziale io il piano B me lo terrei già pronto”.