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Pakistan, sta morendo avvelenato il più grande lago del paese

Islamabad – Il Lago Manchar è il più grande bacino d’acqua dolce della Repubblica islamica del Pakistan, un grande serbatoio artificiale nel Sud-est del paese, quasi due volte il Garda. Il lago raccoglie le acque di numerosi torrenti delle Kirthar Mountains e la sua capacità fluttua molto secondo il ritmo stagionale.


Il Manchar venne riempito nel 1930 grazie a una diga costruita sull’Indo e sino a qualche anno fa sosteneva una fiorente comunità di pescatori ma oggi il bacino sta subendo i drammatici effetti di un progressivo e in apparenza inesorabile degrado causato da un inquinamento senza controllo e dalla progressiva salinizzazione delle sue acque che ha drammaticamente ridotto la pescosità costringendo molti residenti dei villaggi rivieraschi a cercare impiego altrove.


“Quando eravamo bambini stavamo bene” ricorda un pescatore. “Nel lago c’erano molte specie di pesci e anche gli uccelli erano molti e diversi. Non avevamo problemi economici. Quando mio padre andava a pescare tornava con oltre cento chili di pesce. Ora è tutto diverso. Non c’è più pesce perché l’acqua è contaminata”.


Tutto è cambiato intorno agli anni ’70 quando sono stati costruiti canali e sistemi di drenaggio che scaricano nel lago le acque reflue non trattate di tutta la provincia, quelle di origine agricola, ricche di liquami e pesticidi, ma anche quelle prodotte dalle industrie e persino quelle delle fogne delle grandi città. Qualche anno fa erano cominciati dei lavori per indirizzarle altrove ma poi tutto è stato abbandonato per mancanza di fondi.


Non sorprende quindi che il pescato sia precipitato dalle oltre 15mila tonnellate per anno degli anni ’70 a qualche migliaia nell’ultimo periodo. L’acqua non è più potabile e anche i legumi non crescono più in quella fanghiglia malsana. Privati di ogni risorsa i pescatori non hanno altra scelta che l’esilio, in cerca di difficili migliori alternative.


“Questo lago è un dono di Dio” spiega Mustafa Mirani, presidente del Forum dei pescatori pachistani. “È una benedizione. E ricade sul governo la responsabilità di prendersene cura. Ora tutto l’ambiente è degradato e lo stile di vita dei residenti è stato sconvolto, un’intera cultura è sul punto di scomparire. È molto dura da sopportare”, conclude sconsolato Mirani.