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Nella vecchia miniera di talco la cantina ideale per le bollicine

Roma – Una vecchia miniera di talco in disuso vicino a Torino, la miniera della Gianna, nel complesso ecomuseale delle miniere in Valle Germanasca, trasformata in una cantina perfetta per le bollicine.


E’ stata l’idea di Mauro Camusso, titolare dell’azienda vitivinicola L’Autin, cavatore della pietra di Lucerna per professione, ma da sempre appassionato di vini. Ha piantato le sue prime uve nel 2010, tra cui Chardonnay e Pinot nero. Poi nel 2015 l’idea di inviare oltre 3.000 bottiglie nella miniera per completare qui la fase della fermentazione.


Le sue bollicine, ottenute con metodo classico vengono lasciate ad affinare qui e trovano le perfette condizioni.


Mauro Camusso: “Le condizioni sono 10 gradi costanti per tutto l’anno, logicamente c’è il buio e l’umidità è prossima al 90%, quindi in teoria sarebbe l’affinamento ideale per una bollicina”.


Le bottiglie vengono conservate in orizzontale per un periodo che va dai 10 ai 12 mesi. Lo stesso metodo si usa anche per lo champagne. A ottobre le prime bottiglie hanno lasciato la cantina e secondo Camusso i risultati, dall’analisi dei campioni, sono sembrati incoraggianti. Ci vorrà tempo per valutare il valore aggiunto di questo esperimento, la lunga permanenza sottoterra. Intanto, però, la miniera ha avuto una sua seconda vita.


Andrea Peyrot, dipendente dell’azienda L’Autin: “Le miniere se vengono lasciate al loro destino si chiudono da sole, perché senza manutenzione franano e così via, perciò è un modo per continuare a tenerle aperte e tenere viva la tradizione”.