Napoli – “Si te ne vaje” è il primo singolo estratto dal nuovo album “Mozzarella Nigga” di Maurizio Capone & BungtBangt, la eco-band napoletana che suona strumenti fabbricati riciclando rifiuti, in vendita dal 4 novembre 2016. Un titolo in bilico tra storia, tradizione e drammatica attualità.
“Mozzarella Nigga – spiega Maurizio Capone, anima e frontman della band – è una parola che ho scoperto grazie a una ricerca sugli emigranti italiani che ho fatto su internet ed è un nome che veniva dato agli emigranti italiani, chiaramente per offenderli, e questo mi è sembrato molto significativo, sia per la storia attuale e le relazioni con i nuovi migranti che secondo noi vanno accolti, e anche perché ‘mozzarella’ e ‘nigga’ sono due elementi molto moderni”.
“La mozzarella rappresenta Napoli ed è stata criticata per la diossina e nigga significa ‘negro’. Spesso Napoli viene appellata come la capitale del Nordafrica e per quanto mi riguarda è un grande complimento perché ritengo che le origini dell’umanità (che tutti sanno essere nata in Africa) sono da rispettare e da portare dentro, quindi ‘Mozzarella Nigga’ comprende un po’ tutta questa filosofia e anche un sacco di ospiti”.
Gli ospiti sono James Senese, i Solis string quartet, Daniele Sepe e tanti altri artisti che hanno dato il proprio contributo per un album che presenta sonorità nuove che vanno dal pop al raggae passando dall’etnico e dal jazz e che ha visto la luce anche grazie a una raccolta fondi promossa sul web.
“Quando si fa un crowdfunding – ha spiegato Capone – non si sa se ci sono le persone che lo sostengono ma questa cosa è stata bellissima perché, invece, abbiamo avuto una grande accoglienza e abbiamo raggiunto l’obiettivo”.
La “junk music” di Capone è soprattutto creativa; così una vecchia tastiera da computer diventa un charleston e i bidoni prendono il posto della batteria.
“Ho cercato di tirare fuori le sonorità più speciali, più magiche e allo stesso tempo più evidenti – ha concluso il cantante – cioé mi faceva piacere che l’ascoltatore si accorgesse di non star sentendo degli strumenti normali e, allo stesso tempo, che questi strumenti ‘non normali’ fossero gradevoli”.