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Migranti e identità: “Non cercare l’uomo capra” di Irene Chias

Palermo – “Non cercare l’uomo capra” è il terzo libro di Irene Chias, edito da Laurana editore. Nel romanzo della scrittrice siciliana, ambientato in una Milano onirica e nevrotica, si alternano le storie di migranti venuti da diverse parti del mondo.


“Viviamo in un contesto in cui c’è sete di identità forti, che spesso si nutrono della contrapposizione ad altre identità, dimenticandoci che spesso basta poco per perdere l’identità; basta una botta in testa, una malattia neurodegenerativa per perdere coscienza di quelle radici, di quella realtà che noi consideriamo nostra” spiega Chias.


Un libro che parla di migrazioni nuove, attraverso le tappe ormai tristemente note: il giovane africano che racimola i soldi, gira per il deserto, si ritrova prigioniero in Marocco o in Libia per poi finalmente rischiare la vita su un barcone per arrivare in Europa. E altri migrazioni più antiche, gli irregolari arrivati tanti anni fa che poco a poco si sono integrati. “E’ un’altra modalità di abbandono della propria terra, per rendersi conto che la propria terra è più o meno tutta; che il pianeta in cui si vive è in qualche misura casa propria” dice Chias.


Storie vere che parlano di integrazione, rischi e fatica quotidiana; anche per chi si ritrova estraneo nella sua propria società: “Poi ci sono altri tipi di estraneità, nell’ambito della vita di coppia. Simone e Sidia, una coppia italo-gambiana in cui lei avverte l’enormità del baratro culturale che la divide dal compagno; e poi c’è l’estraneità nella vita quotidiana di una persona come Luisa, voce narrante, che si sente straniera di frotne ai codici imposti dalla società, anche sessuali”.