Brusson – Al Forte di Bard in Val d’Aosta è esposto un quarzo alto 48 centimetri e pesante 25 chili, sul quale sono depositati quattro chili d’oro. Un esemplare di rara bellezza e valore estratto dalla miniera di Chamousira, uno dei siti che compone il nuovo parco minerario della Val d’Aosta. Fortemente voluto dalla Regione, che si è occupata di sostenere la riqualificazione dei siti, per regalare un’offerta in più al turismo di montagna. Tra questi c’è la miniera di Chamousira, sopra Brusson, in Val d’Ayas, che ha iniziato l’attività a fine Ottocento per cessarla negli anni 80 del ‘900, come ha ricordato la direttrice Ilaria Rossetti.
“La coltivazione è stata fatta nei primi del Novecento da una compagnia inglese. All’interno delle gallerie vi era un arricchimento di oro nativo particolare. Questa miniera ha uno sviluppo di gallerie di 2,5 km. Nel periodo di maggior sviluppo lavoravano 90 persone. Nell’arco di tre anni sono stati estratti 400 chili d’oro”. Per i visitatori, già quattromila dall’apertura del museo sotterraneo in giugno, c’è la possibilità di addentrarsi in una galleria lunga circa 120 metri. Tra candelotti di dinamite e angoli di preghiera ricavati nelle rocce, si puo avere un’idea dell’attività estrattiva e soprattutto delle condizioni di vita dei minatori. “Questo lavoro è molto pericoloso e tutti gli operai sono tutti morti di silicosi”. A ricordare questo tragico destino è Franco Filippa, figlio dell’ultimo concessionario della miniera, Filippo Agostino, anche lui sopraffatto dalla malattia. Oggi la miniera vive una nuova vita e testimonia la ricchezza del patrimonio minerario della Val d’Aosta. Chamousira è uno dei siti coinvolti nella “Settimana del Pianeta terra”, un festival nazionale di divulgazione scientifica, in programma dal 16 al 23 ottobre con 313 “geoeventi”. Silvio Seno, corresponsabile della Settimana: “L’obiettivo è far conoscere meglio l’Italia agli italiani per stimolare maggiore rispetto e amore e per farlo conoscere non solo per la bellezza del nostro territorio ma anche per la pericolosità”