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L’India conferma le 4 condanne a morte per lo stupro di gruppo

Roma – La Corte Suprema indiana ha confermato la condanna a morte dei quattro autori dello stupro collettivo di Nuova Delhi nel dicembre 2012, epilogo giudiziario di questa vicenda che ha sconvolto l’India e il mondo intero.


L’orribile caso di violenza, avvenuto su un bus della capitale indiana, aveva sollevato grande emozione popolare nella società indiana, squarciando il velo di omertà sulle violenze di genere nel Paese di 1,25 miliardi di abitanti. Il procuratore federale, Siharth Luthra: “Il verdetto finale della corte è stato quello di confermare la condanna a morte, che era stata pronunciata dalle due precedenti corti e la Corte suprema ha realizzato e tenuto conto del concetto di coscienza collettiva, secondo il quale questo è quel tipo di reato che merita nient’altro che la pena di morte, questo è il motivo per cui hanno confermato le sentenze precedenti”.


L’avvocato A.P. Singh, difensore di due dei quattro imputati: “I condannati non possono essere impiccati solo per mandare un messaggio alla società. La sentenza viola i fondamentali diritti umani”.


La vittima, una studentessa di medicina di 23 anni, morì due settimane dopo l’aggressione in un ospedale di Singapore per la gravità delle ferite riportate. Nella violenza fu usata anche una sbarra di ferro.