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L’astrofisica Sandra Savaglio: “Noi donne dobbiamo insistere”

Roma – Storie di donne che ce l’hanno fatta in ambiti prettamente maschili, e storie di cervelli in fuga che amano l’Italia e dopo tanti anni tornano. Tra le varie personalità, nel campo del cinema e delle altre arti, della cultura, delle scienze e della società, a cui sono state assegnate i Premi Vittorio De Sica 2016, c’è anche l’astrofisica Sandra Savaglio. Calabrese, conosciuta in tutto il mondo, dopo il dottorato in fisica all’Università della Calabria, è volata all’estero come fanno in tanti, e ha collaborato nei maggiori istituti di ricerca al mondo come la Johns Hopkins University e lo Space Telescope Science Institute di Baltimora. La sua specializzazione è l’astrofisica delle galassie distanti.


Da tre anni Sandra Savaglio è rientrata in Italia, insegna presso il Dipartimento di Fisica dell’Università della Calabria. “Lavoro all’Università della Calabria, mi occupo di astrofisica, faccio ricerca e guardo le galassie distanti, cerco di capire come è stato il passato dell’Universo”.


Nel 2004 è anche apparsa sulla copertina di “Time” come simbolo della fuga dei cervelli europei negli Stati Uniti; per anni ha lavorato in Germania all’Istituto Max Planck per la Fisica extraterrestre, nel polo europeo di maggiore valore nel campo dell’astrofisica. Ha ottenuto premi e riconoscimenti internazionali, ma per affermarsi è dovuta partire.


“Guardiamolo da un punto di vista positivo, l’Italia produce cervelli e poi li esporta quasi gratuitamente a tanti paesi stranieri che li accolgono, li apprezzano e alcuni di questi rimangono fuori”.


E ancora più difficile farcela, da donna: “Sì è vero, la donna ha difficoltà in tutte le cose, anche in campo scientifico è difficile, però bisogna insistere secondo me, credere tanto in se stessi; io credo che sia una cosa che ho imparato con gli anni, a essere cosciente che come donna hai comunque delle capacità non minori dei colleghi maschi”.


Nonostante la lunga carriera all’estero, e le difficoltà per lavorare nel nostro Paese, è attaccatissima alle sue radici: “Io sono italiana, la mia cultura è del Sud Italia e ne sono contenta, sono calabrese e ci tengo a dirlo perché è una terra dimenticata che ha bisogno di essere difesa da chi come me è nata e cresciuta e ha una cultura calabrese”.