Roma – E’ la Cina il Paese che continua a fare più uso della pena di morte. Lo denuncia il rapporto sulla pena capitale nel 2016 pubblicato da Amnesty International, in cui si evidenzia che tra gli altri paesi con il maggior numero di esecuzioni ci sono Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan.
In tutto, se si esclude la Cina, sono state registrate 1032 esecuzioni nel mondo lo scorso anno, con un calo del 37% rispetto al 2015. Ma un’approfondita ricerca sulla Cina, pubblicata insieme al rapporto, ha messo in luce come le autorità di Pechino tengano segreto lo scioccante livello di esecuzioni, nonostante proclamino continuamente che sono in corso passi avanti in direzione della trasparenza.
James Lynch, vicedirettore del programma Temi globali di Amnesty International:
“La pena di morte e le informazioni sulle esecuzioni in Cina sono un segreto di Stato. Il governo deve fare chiarezza, essere trasparente e permettere al popolo di capire come stanno davvero le cose in modo che le persone possano informarsi e discutere su come poterla abolire”.
Dal rapporto è emerso anche che negli Stati Uniti c’è stata una storica diminuzione delle esecuzioni, per la prima volta dal 2006 sono fuori dalla black list dei primi cinque. Anche in Iran, c’è stata una riduzione. Mentre in Vietnam e Malesia le esecuzioni sono state superiori a quanto si pensasse. Analizzando informazioni pubblicate dalla stampa vietnamita per la prima volta nel febbraio 2017, Amnesty ha verificato che negli ultimi tre anni il Vietnam è stato il terzo paese al mondo, dopo Cina e Iran, con 429 esecuzioni. Ma non sono state rese note le cifre relative all’anno solare 2016.