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I 35 anni di Studio Azzurro: retrospettiva tra tech e sociale

Milano – “Le idee non muoiono mai”: lo dice Studio Azzurro, il gruppo artistico cui Palazzo Reale a Milano dedica una retrospettiva intitolata “Immagini sensibili”, e lo dicono le stesse opere in mostra, raccontando la coerenza di un percorso creativo che ha saputo dare un’impronta molto italiana e in vari casi molto politica al lavoro sulle nuove tecnologie applicate all’arte. Dopo 35 anni di attività, la città di Milano ha scelto di rendere omaggio a questa ricerca e l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno ha presentato così l’allestimento: “C’è stata una grande volontà da parte di Studio Azzurro – ci ha spiegato – di inventarsi un modo di abitare le stanze di Palazzo Reale, che rendesse da un lato conto della storia così importante e così rilevante che questo gruppo ha avuto per l’evoluzione dei linguaggi artistici di Milano, ma anche lanciare una prospettiva verso il futuro”.


Un futuro che, nei lavori di Studio Azzurro, assume spesso l’aspetto di una conservazione, di una difesa dell’umanità, piuttosto che di un oltrepassare i confini formali del linguaggio contemporaneo. Per questo le loro immagini e i loro ambienti sono definiti “sensibili”, per questo Leonardo Sangiorgi, a nome del gruppo, può rivolgersi al pubblico più vasto che gravita intorno a Palazzo Reale. “Questa mostra – ha detto Sangiorgi – è un’occasione proprio per far sì che il grande pubblico abbia l’opportunità per conoscere un lavoro di ricerca e un lavoro particolare sui linguaggi visivi e tecnologici come il nostro”.


La mostra è anche un tributo a Paolo Rosa, uno dei fondatori dello Studio, morto nel 2013, ma non solo. “Credo che l’aspetto affascinante – ha aggiunto Del Corno – sia anche riscontrare che l’utilizzo della tecnologia che Studio Azzurro ha fatto, che è sempre stato un utilizzo molto avveniristico, molto attento gli sviluppi più recenti della tecnologia, dimostri però come per loro la tecnologia non sia un feticcio, ma uno strumento di lavoro molto concreto”. Che diventa anche un messaggio poeticamente sociale nell’installazione “Miracolo a Milano”, che chiude il percorso espositivo nella Sala delle Cariatidi: un omaggio al cinema di De Sica e alle storie di povertà ed emarginazione che ruotano intorno al capoluogo lombardo.