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Horus, raccolta fondi per il prototipo italiano per non vedenti


Horus, raccolta fondi per il prototipo italiano per non vedenti

 

Il dispositivo descrive la realtà attraverso l’audio

 

Un prototipo destinato a rivoluzionare la vita quotidiana di persone con disabilità visive: si chiama Horus, dal nome del dio egizio occhio di falco, il dispositivo progettato e realizzato dalla start up italiana Horus Technology destinato a oltre 300 milioni di persone non vedenti e ipovedenti.

 

Gli sviluppatori, il CEO Saverio Murgia, il CTO Luca Nardelli e la Business Developer Benedetta Magri, hanno lanciato una campagna di crowdfunding per raccogliere i fondi necessari a iniziare le fasi di test del prototipo.

 

Appoggiato su una struttura a forma di archetto, compatibile con tutti i tipi di occhiali, Horus osserva la realtà, la comprende e la descrive alla persona che non vede. Sfruttando la conduzione ossea, l’udito non viene penalizzato ed è possibile sentire anche in contesti rumorosi. Si tratta di un assistente personale che può riconoscere volti, oggetti, leggere testi, individuare la presenza di ostacoli o segnaletica stradale. Horus è composto da due parti: una contiene i sensori visivi e di orientamento, l’altra la batteria e l’unità centrale di elaborazione da tenere sempre con sé. L’interazione avviene tramite pulsanti o in modo vocale.

 

La campagna è stata lanciata per raggiungere un minimo di 20.000 euro: è già stato superato l’80% del totale. Alcuni personaggi noti stanno sostenendo la causa attraverso un iniziativa digitale che li vede impegnati nel lavoro con gli occhi bendati: lo chef Davide Oldani, l’ex capitano dell Inter Javier Zanetti, l’attrice Giorgia Surina e il comico Maccio Capatonda.