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Hacker russi, pericolo politico: verità o bufala mediatica?

Mosca – Hacker russi… E un brivido gelido corre lungo la schiena pensando agli onnipotenti monatti info-digitali che si aggirano occulti nelle profondità del deep web e non solo per organizzare oscure trame a favore del nuovo nemico pubblico numero dell’occidente, Vladimir Putin, l’autocrate del Cremlino… Verità o bufala mediatica in odore di servizi d’intelligence? O magari una via di mezzo tra i due estremi?


A Mosca un seminario dedicato alla cyber criminalità ha cercato di analizzare il problema. Esperti e personalità a meta strada tra Steve Jobs in sedicesimo targati Urali e pirati informatici 4.0 hanno discusso la recente notorietà degli hacker russi. Com’era facile prevedere i pareri restano discordi.


“È solo un argomento di polemica interna per i politici statunitensi e i media che discettano a ruota libera di pirati informatici russi e delle loro connessioni dirette con il Cremlino” minimizza Nikita Kislitsyn, esperto di sicurezza informatica. “Ma a nostro avviso non esistono prove di questi collegamenti e nemmeno dell’esistenza di questi hacker specifici”.


In netta controtendenza Roman Dobrokhotov, navigato esponente dell’opposizione e giornalista del sito web “The Insider”, che riferisce di avere subito diversi attacchi informatici dal 2014, attacchi che attribuisce direttamente alla volontà del Cremlino: “Si tratta di un aspetto di una più ampia guerra di propaganda il cui obiettivo è gettare discredito sulle fonti grazie alle quali la società russa riesce a prendere conoscenza dei legami criminali e dei casi di corruzione nel cuore del potere russo. Se si valutano gli obiettivi presi di mira, si capisce chiaramente che solo il governo russo potrebbe essere interessato a colpirli”.


Al di la delle polemiche politiche, è accertato che la principale attività degli hacker russi riguarda il crimine finanziario. Secondo la Banca centrale della Russia, nel paese il numero di attacchi di questo genere contro banche, imprese e singoli individui è aumentato del 120% negli ultimi tre anni.


“Non parlerei di hacker russi quanto di gente che parla russo e che è stata formata dal sistema d’insegnamento sovietico” sottolinea Artem Sytchev, vice direttore alla sicurezza della Banca centrale di Russia. “E sono tutti davvero geniali, soprattutto nell’ambito delle frodi finanziarie”.


Kaspersky, il gigante russo specialista di cyber sicurezza, valuta in 720 milioni di euro l’ammontare trafugato in tutto il mondo dagli hacker russi tra il 2012 e il 2015, grazie a un proficua e sempre più intensa collaborazione con pirati informatici brasiliani, cinesi ed europei. Per opporsi a questa deriva che appare inesorabile servirebbe una cooperazione molto stretta tra gli Stati. Esattamente il trend che non sembra avere imboccato il mondo in queste ultimi anni. Per la gioia degli hacker, russi o apolidi.