Milano – “Questa è una canzone che mio padre scrisse per mia madre”. Così, con la voce rotta dalla emozione, Jacopo Fo ha spiegato la scelta della canzone “Stringimi forte i polsi dentro le mani tue” alle migliaia di persone radunate per dare l’ultimo saluto a suo padre, Dario Fo, sul sagrato del Duomo di Milano, per la prima volta concesso per una cerimonia laica.
“Noi abbiamo saputo che mio padre, dal punto di vista della malattia, era senza speranze a luglio – ha spiegato – era veramente in una situazione difficile. Diceva: sto lottando come un leone e lui è riuscito a recitare, il primo agosto, davanti a 3mila persone, fare uno spettacolo di 2 ore e finire cantando”.
Sulle scale del Duomo, accanto agli amici di sempre come Carlo Petrini e tante autorità tra cui i sindaci di Milano, Beppe Sala, di Torino e Roma, Chiara Appendino e Virginia Raggi, a Beppe Grillo, a Carla Fracci e a Luigi Di Maio, Jacopo ha ricordato anche la mamma, Franca Rame, scomparsa il 29 maggio 2013.
“Mio padre e mia madre non hanno mai piegato la testa – ha detto – la gente che li ha colpiti ha perso”.
“In tutte le storie di mio padre ci sono delle soluzioni geniali che possono rovesciare la situazione perché se smettiamo di pensare nel modo che ci hanno suggerito: che una fortezza impenetrabile sia veramente invincibile, allora possiamo trovare un’idea ridicola… una risata vi seppellirà”.