Roma – “Se consideriamo sia la pericolosità da frana che da alluvione, sono l’88% i comuni italiani interessati da aree con pericolosità da frana, da alluvione o da entrambi”.
Il dato scientifico, fornito direttamente dalla ricercatrice Carla Iadanza dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l’Ispra, non lascia spazio a interpretazioni: frane e alluvioni minacciano oltre 7 milioni di cittadini italiani, per complessivamente 7.145 comuni equamente distribuiti dalle Alpi alla Sicilia.
Dati pesanti, raccolti dal rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico, che segnala anche il rischio diretto per il mondo imprenditoriale e per i beni culturali ed architettonici nazionali. Un’eredità storica, di mancata prevenzione e sensibilizzazione, che adesso si prova a NON raccogliere, nel senso di un cambio di passo verso politiche di sistema finalmente efficaci. Che passano ovviamente dagli investimenti. Mauro Grassi, responsabile di #italiasicura, struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico:
“L’investimento principale lo stiamo facendo sulle città metropolitae. A Genova sono in corso lavori per 400 milioni per la messa in sicurezza, poi ci sono altre città, Firenze, Milano, Bologna, Venezia. Le città principali sono sotto controllo e stanno attivando i canieri contro il rischio idrogeologico”.
Ma il cambio di passo non può essere esclusivamente economico, in un paese dove manca anche la cultura della sicurezza. Necessario dunque aprire un percorso educativo rivolto alla cittadinanza, al fine almeno di evitare in presenza del pericolo scelte ed errori che possono trasformarsi in tragedie. Fabrizio Curcio, capo del dipartimento della Protezione Civile:
“E’ chiaro che questi numeri non consentono una risposta infrastrutturale che vada a sanare i problemi ovunque. Si parla di priorità, le risorse non consentono e non consentiranno la messa in sicurezza di tutto il sistema. Dobbiamo quindi lavorare molto sul comportamento, sulla consapevolezza del rischio, sul fatto che il cittadino deve essere messo in condizione di capire e comprendere la propria esposizione al rischio”.