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Dal Medioevo al Duce, ecco la mostra “Colosseo, Un’icona”

Roma – “Colosseo. Un’icona”: è il titolo della mostra che (dall’8 marzo al 7 gennaio 2018) racconta la storia millenaria e le rappresentazioni nelle varie epoche del monumento simbolo di Roma e dell’Italia. Allestita nell’ambulacro del secondo ordine, la rassegna ripercorre la lunga e intensa vita dell’Anfiteatro Flavio, riservando molte sorprese ai più, come racconta il soprintendente Francesco Prosperetti:



“Il visitatore forse non sa che il Colosseo ad un certo punto diventò una fortezza e poi fu squassato da un terremoto che ne portò via la metà dell’anello esterno e che il papa ad un certo punto consentì ad una confraternita di farne calcara, cioè di vendere le pietre per cuocerle e farne calce. Nel Colosseo si stabilì un ospizio, una filanda”.


Non solo gladiatori al tempo degli imperatori, quindi, ma luogo di attività commerciali nel Medioevo, di attrazione per architetti e pittori fin dal Rinascimento, tappa obbligata delle elite nord-europee dal Settecento e poi il progetto mai realizzato, per la costruzione di una chiesa dentro l’arena:


“Riportiamo in mostra un sorprendente progetto di Carlo Fontana che prevedeva di realizzare nell’arena del Colosseo un grande santuario per la memoria dei martiri cristiani. Ecco una vita insospettata, credo, ai più, a quelli che pensano che entrare nel Colosseo significa soltanto vivere il ricordo del momento dei gladiatori”.


E poi il ritorno come luogo ideologico del potere con l’avvento del fascismo:


“Credo che il senso di questa mostra stia proprio nel dimostrare che questo riuso del Colosseo a partire dal Medioevo è stato un continuum, un continuum che forse si è interrotto solo nell’epoca più recente perché basti pensare e la mostra lo racconta, che ancora durante il ventennio fascista si usava il Colosseo come sede di grandi assemblee e quindi in qualche modo continuava la vita di questo monumento”.


La rassegna – suddivisa in 12 sezioni cronologiche – si apre con lo spettacolare plastico ligneo dell’architetto ed ebanista Carlo Lucangeli fino ad arrivare alle tele di Renato Guttuso e alle immagini di Olivo Barbieri.


“L’icona del colosseo è proprio nella sua presenza, nella sua forza ricorrente in tante manifestazioni dell’arte”.