Roma – Comprendere meglio i meccanismi che regolano la fusione della calotta polare artica e il flusso di acqua di fusione glaciale negli oceani, quali importanti fattori capaci di forzare i cambiamenti climatici. Perchè il cambiamento climatico attuale nell’artico va messo in stretta relazione con gli eventi estremi
del passato. Questo l’obiettivo del progetto ARCA, i cui risultati sono stati presentati presso la sede del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale a Roma.
Ecco dunque riemergere dal passato come risalga a circa 14mila anni fa l’ultima grande fusione della calotta glaciale artica che ha causato l’immissione negli oceani di grandi volumi di acque fredde e dolci, alterando la circolazione oceanica e innescando uno sconvolgimento climatico e ambientale fino alle zone tropicali.
Il progetto, finanziato dal ministero dell’Istruzione, Universitàì e Ricerca, ha visto impegnati il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), in qualità di coordinatore, l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) e l’Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).
Vito Vitale, CNR:
“E’ il primo progetto che congiuntamente alcune agenzie italiane hanno fatto per poter studiare il cambiamento climatico in Artico cercando di collegare gli eventi estremi del passato con quelli che sono i processi che possiamo osservare nel presente”.
L’Artico oggi si sta riscaldando più rapidamente di qualsiasi altro luogo sulla Terra, e questo si traduce in un altrettanto rapido cambiamento ambientale. Negli ultimi anni in particolare appare evidente un’accelerazione dei cambiamenti, al punto che la
possibilità che si ripetano eventi estremi non è più un’ipotesi remota. Chiaro quindi come la piena comprensione del sistema climatico e delle forzanti che lo guidano è la condizione essenziale per poter prevedere realistici scenari a breve-medio
termine, come conferma nuovamente Vito Vitale:
“L’Artico ci mostra con evidenza quelli che sono i cambiamenti climatici, i loro effetti, che avvengono in tutto il pianeta ma in Artico sono molto chiari e manifesti. Non possono quindi essere misconosciuti. L’Artico allora diventa importante anche
come dimostrazione che questi cambiamenti ci sono e vanno guardati con molta attenzione pensando alla salute del Pianeta Terra. Ne abbiamo uno solo e dobbiamo preservarlo”.