Roma – Si ride a crepapelle ne “L’anatra all’arancia”, cult del teatro comico tradotto diretto e attualizzato da Luca Barbareschi, fino all’8 gennaio all’Eliseo a Roma.
“E’ uno spettacolo molto divertente, uno spettacolo che restituisce l’elaborazione di tanti temi, che sono quelli della coppia, temi universali dell’amore, del tradimento, ma anche di come tentare di stare insieme”.
Sul palco Barbareschi è il protagonista Gilberto, che tra un bicchiere e l’altro tenta di riconquistare Lisa, moglie esasperata che ha il volto di Chiara Noschese, la quale dopo 25 anni di matrimonio si invaghisce del principe russo Volodia (Gianluca Gobbi, ndr).
“Gilberto è normotipo come dico nello spettacolo: è uno pieno di ricchezza interiore, ma pieno anche di debolezze e questo ne fa un personaggio empatico verso il pubblico – spiega, sottolineando – come maschio medio, quando vede che sta per perdere la sua donna si ingegna qualsiasi cosa per recuperarla”.
Per riconquistare la moglie, Gilberto fa entrare in scena Chantal Pizziconi (Margherita Laterza), la sua avvenente segretaria, giocandosi la carta della gelosia. Qualche rassomiglianza tra Gilberto Ferrari e Luca Barbareschi?
“Io sono un normotipo: rientro nei pregi e difetti come tutti gli esseri umani, non ho mai pensato di essere diverso dalla media, poi magari posso avere più fantasia nel mio campo e meno fantasia in altri”, scherza.
Per Barbareschi dirigere lo storico teatro di Via Nazionale – che riceve 490.000 euro circa di fondi statali, invece dei 5 milioni promessi e necessari annualmente per gestire la struttura – è un’avventura:
“Sono molto contento di riavere messo in piedi questo teatro, averlo restaurato, poterlo dirigere e avere fatto questo unicum, che è una compagnia multimediale: in questo momento abbiamo in uscita due film, tre fiction, otto spettacoli. Era il sogno della mia vita e alla fine visto che l’unica cosa che amo fare è recitare, poter fare questa enorme cosa piena di gente che lavora, siamo quasi 60, e alla fine fare il mio lavoro d’attore”.