Milano – Una cattedrale neogotica svetta nel cuore di Milano: è la sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, un edificio che già nella sua architettura è il manifesto di questo luogo, il luogo dell’utopia possibile, come lo definiscono in fondazione. Il segretario generale, Massimiliano Tarantino: “Questo spazio vuole abilitare i costruttori di futuro e la conoscenza è alla base di questa costruzione. Qui abbiamo più di un milione e mezzo di carte d’archivio e 260mila volumi che sono le radici di questo cambiamento. Non è un museo, è un luogo di ricerca”.
Nell’edificio a cinque piani, progettato dagli architetti svizzeri Herzog e De Meuron, la Fondazione ha creato uno spazio per la lettura all’ultimo piano proprio dove il verticalismo si coglie meglio e fa bella mostra di sè la bandiera della Comune di Parigi. Nei due piani centrali ci sono gli uffici, le aule didattiche e una sala polifunzionale mentre al piano terra c’è la nuova libreria, con 15 mila titoli affiancata dal Babitonga caffè; infine il piano interrato dove è custodito l’archivio, un vero e proprio patrimonio tra volumi e periodici, che se messi in fila sarebbero lunghi oltre 12 chilometri.
“Vogliamo dare un messaggio di fiducia alle nuove generazioni, vogliamo costruire un’Europa dei cittadini e non dei banchieri e dare un ruolo nuovo alla ricerca e un nuovo volto all’utopia che non è un sogno ma una dimensione che nasce ogni volta che ci svegliamo, che crediamo ci siano ineguaglianze”.
Un progetto tutt’altro che autoreferenziale, come ha detto il presidente della fondazione, Carlo Feltrinelli che sottolineato il contributo dei due architetti svizzeri alla realizzazione del progetto: “La loro visione mediata alla nostra iniziativa ci ha permesso di vincere la sfida di dare una nuova forma a un’area dismessa in un punto nevralgico di Milano con un’opera rigorosa, austera caleidoscopica e distintiva”.
Un progetto ambizioso di cui Inge Feltrinelli è un’entusiasta sostenitrice: “Spero che la gente abbia capito quanta passione, entusiasmo e utopia abbiamo messo in questo sogno. Spero funzioni per tanti anni a Milano. E’ un edificio, un centro per la cultura, anzi per qualcosa di più grande del concetto cultura, la parola cultura è troppo banale e usata”.