Palermo – Se fossero arrivati in tempo, i soldi del fondo di solidarietà per le vittime di usura avrebbero potuto salvare la sua azienda, invece Giuseppe Schirru, imprenditore di Villabate in provincia di Palermo, oggi è un commerciante fallito, vittima di una burocrazia che ha finito per allargare il baratro in cui era precipitata la sua società di protesi ortopediche.
“Una banca ha di fatto bloccato l’operatività di un conto, facendo aumentare a dismisura il debito che era iniziale di 23mila euro, ed è salito fino a 516mila euro. E’ emerso che sono stato vittima di usura dal 2001 al 2009”.
Dunque Schirru aveva diritto di accedere al fondo di solidarietà per non arrivare al fallimento ma la sua pratica è rimasta impantanata per mesi. Così, pochi giorni fa, ecco il fallimento, con l’Agenzia delle Entrate che ha revocato la sospensione di quei benefici concessi proprio in qualità di vittima dell’usura.
“Non si può far passare 2 anni lasciando le persone in un limbo”.
Oltre il danno la beffa. Dichiarato il fallimento, infatti, quando arriveranno i soldi del fondo di solidarietà, questi servirebbero per ripianare i conti con i creditori, ma non sarebbero sufficienti a risolvere il debito con l’Erario spiega l’avvocato Marzia Barone.
“Quello che è accaduto al signor Schirru è una mancanza del nostro ordinamento. La normativa non prevede la possibilità di ottenere la sospensione della procedura fallimentare”.
Così la vittima di usura già alle prese con un difficile percorso nel nome della legalità viene anche dichiarato fallito, e non è più padrone della propria società.