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“Seaspiracy” il docufilm mette a nudo lo sfruttamento del mare

Realizzato dal videomaker inglese Ali Tabrizi il docufilm “Seaspiracy” disponibile su Netflix sta diventando un caso per la forza della sua realtà. Il racconto, fatto anche di immagini forti, ha messo a nudo lo sfruttamento delle acque denunciando tra le altre cose l’impatto catastrofico della pesca intensiva.



“Seaspiracy”: lo sfruttamento del mare


Un documentario della durata di 90 minuti che smaschera una forma di schiavitù a cui sono sottoposti i pescatori in Tailandia, ma lanciando il dubbio che forse non accade solo lì. Una pesca intensiva volta ad ingigantire la logica di un’industria multimilionaria a discapito della terra e del “climate change”. “Seaspiracy” ricorda come il famoso studio del 2006 avvisava che con 2.700 miliardi di pesce pescato ogni anno, nel 2048 il mare sarà completamente svuotato di pesce. La sola buona notizia, se si vuole cambiare la rotta, è che gli oceani hanno capacità di rigenerarsi, ma ad una condizione: essere lasciati in pace per un periodo sufficiente di tempo.


Seaspiracy, il trailer



Foto: Instagram