La pellicola di Asif Kapadia, proiettata dal 15 al 17 settembre, ha registrato oltre 70mila spettatori e molti cinema hanno deciso di proseguire con la programmazione
Dopo il successo al botteghino inglese e le critiche positive a Cannes, anche l’Italia accoglie con entusiasmo il docu-film sulla bella, brava e sfortunata Amy Winehouse.
28 sale di 14 regioni hanno deciso di continuare a con la programmazione di “Amy”.
Una ragazza fragile, che amava cantare e che ha avuto la sfortuna di avere un grande talento, non supportato da altrettanta forza interiore.
La sua voce era incredibile, se si chiudevano gli occhi, potevi immaginare, ascoltando la sua voce, di trovarti davanti ad una delle voci nere più belle di sempre.
Una cantante jazz consumata, con un mondo da raccontare.
Era tutto vero, perché in Amy c’era un mondo da raccontare, in 27 anni aveva fatto di tutto e il contrario di tutto, non risparmiando mai il suo corpo martoriato dalla bulimia, dall’alcool e dalle droghe.
Il documentario di Asif Kapadia racconta tutto questo.
Nel 2011 si è spenta una luce capace di acceccare chiunque la ascoltasse.
Spontanea e diretta, era tormentata dal bisogno di riconoscimento del padre, dall’incontro con l’ex marito, Blake, e dal rifiuto degli ingranaggi del successo.
Aveva detto più volte: “Se dovessi diventare famosa – diceva – impazzirei”.
“Il film vuole raccontare la storia di una giovane donna tradita, giudicata e aggredita per qualsiasi futile motivo, dai capelli al trucco, da come cammina a quanto pesa – ha raccontato Asif Kapadia – Spero che dal documentario non si deduca che Amy volesse morire”.