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Compie 38 anni l’iconica “Born in the U.S.A.” di Bruce Springsteen


Settimo album del Boss, “Born in the U.S.A.” viene pubblicato il 4 giugno del 1984. Tutto l’album è stato scritto da Bruce Springsteen. L’album diventerà il più grande successo di Springsteen, tant’è che alla fine da “Born in the U.S.A.” verranno estratti ben sette singoli di successo. Trenta milioni di copie vendute, e la possibilità di diventare l’album dell’anno. Arriva la nomination, questo sì – per il 27° Annual Grammy Awards del 26 febbraio 1985 – ma alla fine vincerà “Can’t Slow Down” (album di Lionel Richie). Celebre la copertina dell’album, con la bandiera americana e il lato B del cantautore americano.


Avevamo la bandiera sulla copertina perché la prima canzone si chiamava “Born in the USA”, e il tema del tipo di disco segue dai temi di cui ho scritto per almeno gli ultimi sei o sette anni. Ma la bandiera è un’immagine potente e quando lasci perdere quella roba, non sai che cosa ne verrà fatto. Abbiamo fatto molti tipi diversi di foto, e alla fine, la foto del mio culo sembrava migliore di quella del mio viso, ecco cosa è andato in copertina. Non avevo alcun messaggio segreto.




Born in the U.S.A.” diventa un successo commerciale strepitoso diventando – inevitabilmente – uno degli album più venduti di sempre. Ottiene 15 volte il disco di platino arrivando a vendere 30 milioni di copie, un successo commerciale che porterà il Boss all’apice della notorietà e (visto che ci siamo) contribuì in modo significativo alla sua ricchezza personale, così come ne parlò nel 1984 a Rolling Stone a Kurt Loder.


Sì, c’è un cambiamento [in me]. [Essere un uomo ricco] non semplifica la vita, ma rende alcuni aspetti della tua vita più facili. Non devi preoccuparti dell’affitto, puoi comprare cose per la tua gente e aiutare i tuoi amici, e puoi divertirti, sai? Ci sono stati momenti in cui sono stato molto confuso. […] Non credo davvero che [i soldi] ti cambino. È una cosa inanimata, uno strumento, una comodità. Se devi avere un problema, è un buon problema. […] Il denaro faceva parte del sogno quando ho iniziato. Ma non mi sono mai sentito come se avessi mai suonato una nota per i soldi. Penso che se lo facessi, la gente lo saprebbe e ti butterebbero fuori dal paese. E te lo meriteresti. Ma allo stesso tempo, faceva parte del sogno.


Immagine di copertina tratta dal manifesto del tour.