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La lunga lettera di Brian May dei Queen contro i critici cinematografici

Il successo di Bohemian Rhapsody è indiscutibile. Non ci riferiamo solo al record ai botteghini, ai tanti tributi, o ai premi ricevuti. L’affetto che il pubblico ha dimostrato nei confronti del film dedicato alla storia dei Queen è stato davvero eccezionale.


I critici cinematografici, però, non la pensano esattamente così. Vi avevamo già raccontato dello sfogo di Brian May nei confronti dei tanti che avevano stroncato il film, ora il chitarrista dei Queen ha voluto ritornare sull’argomento per dire, una volta per tutte, il suo punto di vista sulla questione.


L’occasione gli è stata data da un articolo di Toby Young intitolato “La vittoria di Bohemian Rhapsody agli Oscar è un trionfo sullo snobismo dei critici cinematografici”. May si è trovato pienamente d’accordo con il giornalista e ha deciso di riportare il testo anche sul suo account Instagram, aggiungendo anche un duro commento. Ecco la sua lettera:


«Beh. Avete visto che sono stato molto tranquillo, anche dopo gli Oscar. Cosa è successo veramente? Abbiamo aperto lo show degli Academy Awards in un modo che non è MAI stato fatto prima, in un momento di eccitazione enorme, assistendo ad una standing ovation fatta da un pubblico di persone intelligenti, che stimiamo e che in molti casi erano dei veri eroi per noi. Tutti sorridevano, tutti cantavano, tutti agitavano le braccia al cielo.


Ce ne siamo andati via con 4 Oscar: il top della serata. Non ci credevamo. Il direttore di produzione mi ha stretto la mano e mi ha detto: “Ho fatto gli Oscar per 40 anni e quella è stata l’apertura migliore che abbiamo mai avuto!” Un bel momento. Magari voi avete pensato che, dopo, siamo andati a far festa come se non ci fosse stato un domani. Ma non sono quel tipo di persona, immagino lo sappiate.


Ero – e sono- profondamente grato per il fatto che il nostro film dedicato Freddie sia stato riconosciuto in un modo che non solo non mi mi sarei mai aspettato, non ho nemmeno avuto l’audacia di sperare una cosa simile. Ma ci tengo a dire che ho trovato il comportamento dei media e dell’opinione pubblica profondamente inquietante. Se guardiamo tutte le discussioni sui giornali e su internet, possiamo vedere che il 90% di questo grande dibattito aveva il solo scopo di portare discredito sull’uno o sull’altro film, o addirittura su tutti quelli nominati. Sono state fatte insinuazioni, si è tirato fuori il marcio, piuttosto che discutere dei veri meriti di chi ha fatto questi lavori, ammirando davvero le loro abilità e gli sforzi messi in campo per realizzarli. Vetriolo e disonestà, sfacciati tentativi di influenzare i membri della giuria.


Non è colpa di chi ha fatto le nomination, si sono comportati bene. È una specie di malattia vendicativa che sembra aver attanagliato il lato pubblico della nostra vita. Per molto tempo ho deciso di non dire niente, mi sono morso la lingua, non volevo dare la sensazione di imporre una mia opinione o di voler influenzare qualcuno. Ma quando il sipario degli Oscar si è abbassato mi sono ritrovato con sentimenti contrastanti. Tutto quello che penso lo trovate in questo articolo. È un pezzo sincero, coraggioso, non c’è bisogno che vi dica altro. E tutto qui. Bye.»